Tutti pazzi per i Lupi. La Sibilla non perdona. Matteo Pallotto, il "pasionario" della montagna si racconta

Scritto il 21 Novembre 2016 da Lucia Gentili

Gli piace pensare che sia stata la Sibilla a farlo innamorare della montagna: l’incantesimo della fata, scoccato sette anni fa, alla prima uscita proprio sul Monte Sibilla insieme al fratello appassionato di fotografia, dura ancora oggi. Un colpo di fulmine, quello del belfortese Matteo Pallotto, che l’ha tramutato in Lupo della Sibilla, insieme ad altri amici “a caccia” di nuovi amanti della montagna.

Lo scopo dei Lupi è diffondere la grande bellezza dei Sibillini con foto e racconti pubblicati sulla pagina facebook Lupi della Sibilla (che ha raggiunto i 5 mila iscritti) per regalare emozioni a chi non può viverle in prima persona e invogliare chi può a conoscere il territorio con l’escursionismo.

L’idea di creare il gruppo è stata lanciata da Matteo, appenninista e istruttore del Club Alpino Italiano. Da quando ha incontrato la Sibilla non ha saltato un week end in montagna, con l’inseparabile Nilak, husky compagno di cordata. Gira per gli Appennini, più bassi e affascinanti delle Alpi, meno conosciuti e ricchi di ambienti selvaggi e incontaminati.

Ha iniziato come autodidatta, piccozza alla mano, e poi ha iniziato a frequentare i corsi del Cai provando le manovre prima all’interno della palestra e poi sulla roccia, all’aperto.

La sua ultima scalata, sul Monte Bove, risale a tre giorni prima del terremoto del 24 agosto: dalla via Aletto-Consiglio alla Val di Panico sospeso sopra Casali di Ussita e Frontignano. Un’immagine impressa nella mente perché nella realtà è stata cambiata dal terremoto.

“Torneremo, riabbracceremo presto i Sibillini”, promette Matteo. Essendo ancora nella fase di emergenza e continuando lo sciame sismico, il Cai non ha ancora svelato la mappatura dei sentieri percorribili. In attesa che vengano ripristinate le condizioni di sicurezza, i Lupi pensano ad un evento pubblico per la ripartenza. Trekking, cordate, sentieri di cresta, bivacchi in tenda sotto le stelle, escursioni, a seconda delle capacità di ciascuno, saranno un modo di reagire e andare avanti.

- A chi mi chiede: “Perché vai in montagna? Rispondo: “Se me lo chiedi non lo saprai mai” -  diceva Ed Viesturs. Frase che Matteo condivide, perché vuole che tutti possano finire sotto l’incantesimo della Sibilla, e innamorarsi della montagna, dei colori di un’alba invernale e della felicità assaporata sulla vetta.

“La paura nella scalata c’è, sempre – spiega – ma evita di fare errori. Quando Sali sei completamente concentrato, la mente si svuota dei pensieri: pensi solo al prossimo appiglio, al prossimo appoggio. Il cammino è lento, può durare dalle 6 a mezzanotte. Metti alla prova le tue capacità, sei libero, al 100% responsabile delle tue azioni e al tempo stesso affidi la tua vita nelle mani del compagno di cordata. E’ la strada per la felicità”.

 

 

Lucia Gentili

Lucia Gentili, classe 1986, laureata in lettere all'università di Macerata. Collaboratrice del Resto del Carlino di Macerata. E' stata "catturata" dall'Occhio e dalla bellezza dei Sibillini. Scrive anche articoli su commissione per fotografi e artisti.
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