Luci e ombre sui Sibillini, un chiaroscuro che descrive i contrasti di queste terre belle e ferite dal sisma. Che oggi più di prima devono essere riscoperte. Per questo Eddy Bucci ed Eleonora Ponzio, due fotografi di Ancona, hanno deciso di rendere immortali Arquata del Tronto, Castelluccio, Montegallo, Amandola e Gualdo immortalandole appunto. In tutta la loro fragilità e solitudine, dopo le scosse. Per fare in modo che nessuno dimentichi.
Il loro intento infatti, dopo la presentazione del progetto al festival di prodotti tipici marchigiani Vino.Com e una mostra ad Ancona, è proseguire in una sorta di tour, un’esposizione itinerante. E tornare sulle stesse terre tra pochi giorni, ora che sono coperte dalla neve.
“La particolarità del nostro lavoro - spiega Eddy - sta nel fatto che si tratta di documenti fotografici scattati con macchina analogica e su pellicola in bianco nero. Scelta fatta per esprimere al massimo la bellezza e assieme la drammaticità dei luoghi visitati”.
“Raccontiamo una storia durata il tempo di una scossa - dice Eleonora -. La montagna si è sgranchita un po’ le gambe facendo piombare nel panico una regione intera, e non solo. Tutto il centro Italia ha tremato, rischiando di trasformarsi in un’enorme giungla desertificata, a tutto vantaggio delle giungle metropolitane sulla costa. È anche questa una storia che merita di essere raccontata. E noi abbiamo scelto di farlo attraverso la fotografia. L’ idea è quella di testimoniare lo stato di abbandono che ha colpito l’entroterra delle Marche dopo le forti scosse dell’autunno scorso”.
E i due decidono di partire alla volta dei Sibillini di prima mattina, con il baule carico di rullini e di vecchie macchine fotografiche. Un viaggio di due giorni.
“La nostra passione è la pellicola. Ci piace quell’attesa che consente di riflettere sullo scatto con più lucidità – continua -. Ma soprattutto ci piace lavorare su ogni scatto come un momento unico e irripetibile, che è anche un pretesto per narrare qualcosa di più grande e di più importante dell’immagine stessa. Non a caso abbiamo deciso di concentrarci su quel territorio che è l’antico regno della maga Sibilla, tradizionalmente popolato da streghe, cavalieri e frati ribelli. Un territorio carico di storia e di arcana bellezza su cui aleggia una secolare leggenda: si narra che l’enigmatica profetessa, figura mitologica di origine pagana, vivesse su quelle creste impervie aspettando di adescare un cavaliere nella sua grotta, per ivi trattenerlo eternamente. Come spesso accade, la realtà supera anche la più ardita immaginazione e ora la Sibilla pare essersi risvegliata da un lungo sonno, stavolta per ingoiare intere località montane e non solo eroici cavalieri solitari. Ne prendiamo atto e cerchiamo di guardare lo sfacelo con l’occhio attento e impassibile dei fotoreporter. Scavalchiamo transenne e strade dissestate per ottenere l’immagine più eloquente e suggestiva di un paese cancellato, Arquata del Tronto, facendo lo slalom tra macerie, divieti e posti di blocco, parlando con giornalisti, geologi e vigili del fuoco.
Ma non basta l’obiettivo per scattare una bella foto: nella piana di Castelluccio, dove siamo catapultati in una dimensione surreale, il tempo si ferma come il respiro davanti a quello spettacolo desolato. Il monte Vettore si erge monolitico su uno sfondo di luce accecante e una sottile striscia di neve ricopre la rinomata faglia che inequivocabilmente sta tentando di spaccarlo. Nella piana la terra è umida e pronta a far affondare i nostri passi, come quell’enorme buca che si è formata a seguito delle scosse, ora transennata ma con tutta l’apparente intenzione di espandersi nel corso dell’inverno. Proseguendo lungo il percorso che va da Montegallo a Montemonaco è un continuo sfilare di paeselli distrutti, case sfondate come da un bombardamento, mandrie di mucche che pascolano beate nei vicoli dei centri disabitati. Accenniamo ai primi sintomi di stanchezza verso sera, quando dopo un’intensa giornata di lavoro questa terra straziata ci dona un magnifico tramonto, come a ringraziarci di essere passati. Gli occhi sono saturi di immagini, la testa piena di domande, camminiamo su quella terra con una sensazione di impotenza. Sotto le scarpe qualcosa si muove di continuo senza controllo. Non ci resta che tornare a casa ed attendere il momento in cui verranno rivelati quegli scatti in camera oscura. Solo allora potremo comporre il nostro racconto sul territorio della Sibilla, magico e incontaminato come in passato, mai come oggi degno di essere riscoperto”.
LINK: eddybucci.jimdo.com