L’itinerario proposto è storico, inedito e piuttosto faticoso per la sua lunghezza e i dislivelli che comporta, adatto ad escursionisti esperti ed allenati. Ormai dimenticato veniva anticamente percorso dai pastori che d’estate portavano le greggi nella Val di Tela dove rimane ancora una traccia di un vecchio stazzo.
Si consiglia di effettuarlo in autunno, in modo da evitare gli impressionanti accumuli di neve all’interno della forra dell’Acquasanta ed i pendii erbosi ancora resi lisci e scivolosi dalla neve, che si possono incontrare fino a giugno e la folta vegetazione erbacea che caratterizza la Val di Tela ed il canale di salita nel periodo estivo.
Si parte dalla Forcella del Fargno a 1811 m., si raggiunge la Forcella Cucciolara a 1912 m, si scende tutta la Val di Tela fino al torrente Acquasanta a 1295 m. dove si può osservare uno dei più maestosi, impressionanti e selvaggi spettacoli che la natura offre nei Monti Sibillini: la forra dell’Acquasanta vista da monte, quindi si risale al Monte Pietralata 1888 m. e successivamente al Monte Rotondo 2102 m. attraversando una delle zone più isolate e selvagge dei Monti Sibillini.
L’itinerario è assolutamente sconsigliato d’inverno sia per l’elevato rischio di slavine che la valle comporta, sia per la lunghezza e per le difficoltà che si incontrano nei vari tratti, in quanto occorre partire da Bolognola anziché dal Rifugio del Fargno.
Accesso: per effettuare tale itinerario si deve raggiungere il Rifugio del Fargno tramite la strada carrozzabile, aperta da giugno ad ottobre, che sale dalla Pintura di Bolognola o da Casali di Ussita.
Descrizione: dalla Forcella del Fargno, che si raggiunge in auto, si prende in direzione N per l’evidente cresta che conduce al Monte Rotondo, per poi tagliare a destra il versante E passando sotto ad uno sperone di rocce bianche e proseguire per sentiero poco evidente fino alla Forcella Cucciolara (30 minuti).
Ora si scende nella selvaggia Val di Tela per sentiero a tornanti per poi proseguire lungo il fondovalle. Si lascia una traccia che sale verso delle pareti rocciose nel versante nord di M. Rotondo, si supera un vecchio stazzo di pastori (353102,9 E – 4759459 N; 1585 m) caratterizzato da una fitta vegetazione di spinaci selvatici detti localmente “olabri” e si prosegue fin quasi al termine della valle. Qui si incontra a sinistra una traccia di sentiero verso il primo nucleo di faggi, che ho indicato nella mia prima pubblicazione per raggiungere le “Grotte di Angilino” (30 minuti, itinerario n. 3 “I MIEI MONTI SIBILLINI” anno 2011).
Si continua invece la valle in discesa che si fa sempre più ripida, tenendosi sulla sinistra del fosso e si entra nell’ultimo nucleo di bosco che scende verso al forra dell’Acquasanta, (352916,2 E – 4759836 N; 1450 m) da qui inizia il tratto più impegnativo dell’itinerario. Dal primo nucleo di bosco scendere per una cinquantina di metri poi spostarsi, non appena possibile, decisamente verso sinistra superando il primo canale detritico che si incontra. Si raggiunge così un secondo nucleo boschivo da dove ugualmente si scende per altri cinquanta metri, fino a raggiungere un secondo canale detritico molto ripido.
Si supera in piano il canale per addentrarsi nell’ultimo nucleo di bosco. Si scende ancora nel bosco fino a raggiungere due grossi faggi secolari ben evidenti, con una piccola grotta sotto ad alcune rocce. Da questo punto si traversa ancora verso sinistra per scendere, con cautela perché il pendio è molto scivoloso, nell’ultimo canale detritico posto a ridosso della parete verticale solcata da una evidente scia di acqua che scende dalla testata della valle (30 minuti).
Si raggiunge quindi il fondo della Valle dell’Acquasanta (352764,4 E – 4759947 N; 1250 m.), poco sotto le sorgenti che si possono notare nella parete rocciosa superiore. A valle si apre la impressionante forra, con altissime e levigatissime pareti che si sfiorano. Siete nel fondo di un imbuto alto quasi mille metri, nel completo isolamento, non si vedono che rocce intorno a voi; uno degli spettacoli più selvaggi ed incredibili che offrono i Monti Sibillini e che è praticamente sconosciuto perché non si trova descritto in nessuna altra pubblicazione escursionistica.
Qui a sinistra della forra, proprio di fronte al canale da cui si scende al fondo della valle, parte un canale a forma di “S” in direzione nord, della forcella tra il Monte Pietralata ed il Monte Cacamillo.
La prima parte è caratterizzata dalla presenza di alberi isolati e si risale a destra degli alberi in direzione nord su pendio erboso piuttosto ripido, nei pressi della sponda destra del canale. Successivamente, usciti dal tratto boscoso, si supera la strozzatura della “S” in corrispondenza di una fascia rocciosa e di un ripidissimo canale posto al lato destro di salita (352722,2 E – 4760260,8 N; 1525 m.). Quindi ci si porta nettamente a destra. Si sale ancora all’interno del canale, che si fa più netto e che piega con andatura obliqua verso nord-ovest. In circa 500 metri di dislivello dal fondo della valle e in altre 1,5 ore di salita si arriva alla sella erbosa posta tra il Monte Cacamillo e il Monte Pietralata (352430,1 E – 4760612 N; 1740 m.).
Giunti alla sella si consiglia di raggiungere la cima del M. Cacamillo, posta a destra della sella, da cui si può godere di un ampio panorama. Quindi si ridiscende verso la sella e si sale per il pendio erboso che conduce alla cima del Monte Pietralata, oltre il quale si apre l’alta valle di Rio Sacro.
Variante del “vecchio sentiero”:
Dopo circa 100 metri di salita del canale ad “S”, appena iniziato il tratto alberato e superata una fascia rocciosa sulla destra, si nota sempre a destra una lievissima traccia di sentiero che, in piano, scavalca dapprima un inciso canale parallelo quindi, con due tornanti in salita, una barriera rocciosa che si traversa su una cengia larga meno di un metro sopra a pareti quasi verticali, quindi si dirige, in direzione est, verso i ripidi prati del versante sud del M. Cacamillo, proprio a picco sopra alla forra dell’Acquasanta.
Tale sentiero che, molto probabilmente, ridiscendeva a valle prima dell’imboccatura della Valle dell’Acquasanta, ma che ormai, non più percorso dai pastori, si perde nei ripidi pendii del versante sud del M. Cacamillo, si può percorrere con estrema attenzione per un tratto per poi ritornare sui propri passi e proseguire la salita del canale ad “S”.
Ritorno: Dalla cima del M. Pietralata si scende lievemente in direzione sud alla sella della testata della valle dell’Acquasanta quindi si risale la lunga cresta sud-est in direzione del M. Rotondo (sentiero 1G). In circa 1.5 ore si raggiunge il pianoro sommitale della cima del M. Rotondo e da qui si scende, in circa 1 ora, al Rifugio del Fargno, dove si è lasciata l’auto, percorrendo la evidente cresta sud.