Dopo oltre due mesi finalmente siamo usciti, il 17 maggio 2020 con Stefano e Adriano siamo andati nella Valle di Rio Sacro ripercorrendo l’ultimo itinerario che avevo descritto proprio per dare modo ai miei amici di visitare la valle, a cui rimando per la descrizione dell’accesso.
Stavolta, oltre a visitare per devozione la Grotta dello Scortico, dove abbiamo ritrovato una rara pianta di cui riporto scheda in fondo all’articolo, abbiamo risalito completamente la Valle fino alle Sorgenti del Rio Sacro poste in un luogo selvaggio e sconosciuto, denominato in zona “il Calderone” in quanto si giunge dentro una forra con alte pareti rocciose di forma vagamente cilindrica dove termina la valle.
Tale itinerario non è descritto nella bibliografia dei Monti Sibillini, è lungo, 18 chilometri di andata e ritorno e faticoso in quanto, pur non essendoci molto dislivello, si parte da 750 metri e si raggiungono i 1200 metri di quota, per oltre la metà dell’itinerario non ci sono sentieri e occorre risalire una valle selvaggia con folta vegetazione e fondo sconnesso con salti, massi e difficoltà di cammino.
Per l’accesso alla Valle di Rio Sacro, alla Grotta dello Scortico e ai Cascinali rimando all’itinerario ” LA BADIA DI RIO SACRO”.
Per raggiungere invece “il Calderone” , dai Cascinali si prosegue la strada sterrata per un altro chilometro circa, si intercetta una deviazione a sinistra (42°59’35” N – 13°09’52” E) che conduce al “Poggiolo” e quindi al Casale Gasparri, ovviamente senza segnaletica ma indicato semplicemente con un bastone piantato a terra con alcune pietre di fianco alla strada, si prosegue altri 100 metri fino a che la strada termina in corrispondenza di un ampio slargo (1,15 ore dall’auto; 12°59’32” N – 13°09’47” E, 900 m).
Dallo slargo si prosegue nel bosco a sinistra per traccia di sentiero, mantenendosi sempre alla sinistra del torrente. Dopo circa 300 metri scende da sinistra un fossetto incassato con fondo ghiaioso (42°59’7,7″ N – 13°9’34,4″ E) che si risale per prendere un evidente sentiero che gira bruscamente a destra ed inizia ad attraversare una alta faggeta. Il sentiero risale la valle ad una decina di metri di quota rispetto al torrente che avrete sempre sulla vostra destra.
Se guardate bene su un faggio a destra del sentiero si trova infissa una vecchia lapide votiva (42°59’13” N – 13°9’35,3″ E, foto n.12-13) e successivamente grossi faggi con vecchie scritte sul tronco (foto n.11). Si prosegue il sentiero fino a che scende nel greto del Rio Sacro.
Qui iniziano le difficoltà in quanto bisogna risalire il torrente guadando più volte a destra o a sinistra a seconda delle condizioni delle sponde e della folta vegetazione o addirittura passare dentro il letto del torrente in quanto la zona non è frequentata e pertanto non ci sono sentieri.
Durante la risalita si incontrano anche diverse piattaforme di vecchie carbonaie con resti di carbone ancora a terra e a circa metà percorso sulla destra in alto scende anche una fresca sorgente proveniente dal Fosso le Frascare che scende dal versante Est del Monte la Banditella.
Dopo circa un’ora di faticosa risalita della valle il torrente si asciuga e si raggiunge una ampia ed alta faggeta con alberi secolari con sottobosco tappezzato di Allium ursinum (aglio orsino) che conferisce alla zona un intenso odore di aglio, si prosegue la valle che inizia a risalire tra pareti rocciose e dopo altri 30 minuti si divide e forma due strette forre (42°58’43” N – 13°09’51” E, 1150 m). I due rami finali della valle si possono risalire entrambe facendo attenzione alle rocce bagnate scivolosissime di alcuni salti rocciosi presenti nel fondo della forra, il ramo di sinistra è più stretto e tortuoso, si toccano entrambe le pareti con le mani, quello di destra è più largo ma entrambe terminano in un imbuto roccioso che non permette di vedere alcun panorama oltre ad un cerchio di cielo, la loro forma vagamente cilindrica ha dato il nome di “Calderone” alla zona. Il Calderone del ramo destro, da cui scende a monte la Fonte di Rio Sacro, presenta pareti più alte stillicidiose ricoperte di una folta vegetazione di verdi muschi, nonostante sia il mese di Maggio non scendevano che pochi rivoli di acqua, ricordo di esserci stato alcuni decenni fa ai primi di luglio e ancora scendeva una cascata di acqua.
L’ambiente è adatto per chi vuole trovare e cimentarsi con una natura ancora selvaggia e lontana da luoghi frequentati.
Per il ritorno si segue lo stesso itinerario.
1- La Grotta dello Scortico ancora annerita dalla fuliggine dei fuochi che accendeva il pastore di Acquacanina che la frequentava con le sue pecore, soprannominato appunto “lo Scortico”.
2- Gli alti faggi presenti nell’alta valle di Rio Sacro.
3- Muretto a secco di una vecchia carbonaia ricoperto di muschio.
4- La faggeta prima della forra con il sottobosco tappezzato da Aglio orsino.
5- Una piccola meraviglia della natura, gallerie di larve di Scolytinae (piccoli coleotteri) su un vecchio tronco senza corteccia. La femmina prepara una galleria sotto alla corteccia dove depone le uova, dopo la schiusa, le larve si allontanano dalla galleria iniziale ognuna per la sua “strada” cibandosi del legno marcio fino a che, cresciute, escono dalla corteccia lasciando le tracce sul tronco sottostante (Ph. Stefano Ciocchetti).
6 – 7 -8 Il “Calderone” ramo orografico sinistro (destro in risalita) con la sua alta parete stillicidiosa rivestita di muschi.
9- 10 Risalita della forra del ramo destro orografico, si risale tra alte e strette pareti di bianca roccia, in fondo un piccolo puntino rosso, Stefano che sale.
11- Uno dei diversi tronchi di faggio intagliati da vecchi pastori, oltre alla scritta inneggiante Stalin (con la N al contrario) sotto si legge la data 20/08/(19)26.
12- 13 La lapide a ricordo di una avvenuta disgrazia del 1943 ormai inglobata nel tronco di un Acero.
CURIOSITA’ BOTANICA
All’interno del recinto della Grotta dello Scortico, delle dimensioni di 15 metri per 20 metri di profondità, abbiamo casualmente ritrovato la seconda stazione per i Monti Sibillini della Asperugo procumbens, una rara pianta strisciante con rametti lunghi anche diverse decine di centimetri, provvista di piccolissimi aculei che attaccandosi ai nostri pantaloni ci ha fatto notare questa stazione altrimenti la pianta passa inosservata in quanto produce dei fiori azzurri piccolissimi, inferiori ad un centimetro, che non la rendono affatto visibile.
La stazione è costituita da una ventina di piante, si ritrova solo dentro alla grotta e occupa una superficie di 4-5 metri quadri, è stata segnalata al mio amico Dott. Sandro Ballelli, esperto botanico UNICAM.
14- La Grotta dello Scortico con, a destra sotto all’arbusto, la stazione ad Asperugo procumbens.
16- La Asperugo procumbens con il suo portamento strisciante
17- I rametti con corpo fruttifero della Asperugo proumbens ricoperti di piccoli aculei.
18- I piccolissimi fiori della Asperugo.
19 – 20- Nella sabbia del pavimento della grotta sono presenti anche dei curiosi fori imbutiformi prodotti dalle gocce d’acqua che cadono dal soffitto.