In fotografia spesso si tende a voler ritrarre gli animali mentre ci guardano. Sarà perché forse sono più attraenti, sarà perché accattivante è l’idea che stiano guardando proprio noi (anche se magari è un caso e siamo mimetizzati e lontani), sarà perché siamo animali “visivi” e pensiamo che tutti gli altri debbano esserlo ed entrare in comunicazione con noi principalmente tramite la vista.
Dal canto mio, col tempo ho imparato ad apprezzare anche le scene con animali di spalle. Che non vuol dire obbligatoriamente in fuga disordinata, anzi: varie volte mi è capitato di osservare animali che sono entrati nel mio campo visivo già correndo (penso ad un lupo qualche mese fa), scappando da chissà cosa; altre volte galoppano, saltellano, o semplicemente brucano girati di spalle, se non ci si fa vedere. E così, nella fattispecie, questo trittico di daini che si stavano spostando su un dosso, con il violaceo monte sullo sfondo, mi ha attirato per la ripetizione seriale di culi bianchi e disegnati, in netto contrasto con l’ambiente circostante.
Ho anche altre immagini della sequenza in cui i tre animali sono sovrapposti tra loro per la prospettiva, ma in questo scatto l’incedere plastico, quasi in formazione, aggiunge ordine alla scena.
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