LA PANTERA DELLE NEVI

Scritto il 02 Febbraio 2023 da Irene Bakkum

“- Nel Tibet c’è un animale al quale sto dando la caccia da sei anni. Vive sugli altipiani. Bisogna fare lunghe manovre per riuscire a vederlo. Quest'inverno ci torno, vieni con me. 
- Chi è?
- La pantera delle nevi – disse.
- Pensavo che fosse sparita – dissi io.
- È quello che ci fa credere.”

Sylvan Tesson parte per le remote regioni del Tibet insieme a Vincent Munier, icona della fotografia naturalistica europea. Il libro si apre così, con una partenza e una speranza: si va alla ricerca di un animale semileggendario: la pantera delle nevi.

Da quando un incidente lo confinò in un letto di ospedale Tesson dedica la sua vita al viaggio e all’avventura, una vita frettolosa e dinamica, solo i morti stanno fermi, allergico alla stabilità e all’inerzia. Ora però è costretto a confrontarsi con il serafico culto della pazienza che caratterizza Munier. Il fotografo naturalista sprofonda nell’osservazione e nell’attesa senza promesse di risultati, “al tutto e subito dell’epilessia moderna si sostituiva il probabilmente mai niente di chi è appostato”. La parola pantera comincia a “tintinnare come una parure di gioielli” nella mente di Tesson, diventa ossessione e si lega a fatti personali e sentimentali in un delirio degno alle volte di un romanzo rosa.

Durante i tempi lunghi degli appostamenti, immersi in una natura gelata e immensa, solo all’apparenza deserta, l’occhio inesperto scopre lentamente le macchie nere, gli animali. Tesson raggiunge così la consapevolezza di essere osservato senza saperlo, “ho viaggiato molto, sono stato guardato e non lo sapevo”. Sono gli occhi allenati di Munier e “il duplice esercizio dell’attenzione e della pazienza - chiamiamolo pure amore” che lo guidano nella scoperta della vita che resiste nelle valli infinite e sugli spogli pendii rocciosi oltre i tremila metri. Gli yak qui vagano come preistorici relitti glaciali, pesanti e monumentali; su una sporgenza appare il gatto di Pallas “occhi gialli che correggevano con il loro splendore demoniaco il suo aspetto di morbido peluche” e poi pecore blu, antilopi, lupi a caccia, rapaci e asini selvatici raccontano la storia di un’armonia e di un equilibrio dimenticato e troppo spesso aggredito dall’economia degli uomini. Arriverà anche la pantera a coronare questo viaggio di incontri? Ed è davvero così importante vederla? Qui Tesson impara il valore di quell’attesa che prima confondeva con l’inerzia: “la pazienza è una virtù suprema: la più elegante e la più dimenticata. Aiutava ad amare il mondo prima di avere la pretesa di trasformarlo, la pazienza era la reverenza dell’uomo per ciò che è dato.” L’attesa non è passività se nutrita di speranza e attenzione.

La storia di questo viaggio memorabile e commovente si intreccia con le, forse troppe, speculazioni filosofiche e personali, dello scrittore. Alla fine del libro Tesson ve lo sarete immaginato come quello dei giochi di parole fuori luogo mentre tutti scandagliano in religioso silenzio i versanti rocciosi alla ricerca delle tracce della pantera e che la sera, seduto intorno al fuoco, fuma la pipa borbottando sulla sua copia del Tao te ching mentre gli altri si preparano per la notte.

Nonostante il pessimismo intransigente, l’antimodernismo eccessivo e qualche scivolone machista (il libro si apre con una discutibile citazione da Aristotele che recita così: “tutte le femmine sono meno coraggiose dei maschi, tranne l’orsa e la pantera: sembra che le femmine di queste specie siano più ardite”) il libro riesce comunque superbamente nel suo intento di inno alla natura. Ben oltre al semplice valore economico, scientifico o speculativo con cui siamo abituati a guardarla la natura ci offre gratuitamente salute, confronto e conforto, spiritualità e bellezza.

“La terra era stata un museo sublime. Purtroppo l’uomo non ne era il custode”.

Imperdibile è anche il film uscito nelle sale a dicembre del 2022 “La panthere des neiges” girato da Marie Amiguet, compagna di Vincent Munier, proprio durante la spedizione. La pellicola con una fotografia eccezionale, pulitissima e delicatissima, rievoca con chiarezza e grande sensibilità l’incontro con il sublime che la natura può regalare.

Sellerio Editore
Traduzione dal francese di Roberta Ferrara
Titolo originale: La panthère des neiges

Irene Bakkum

Irene Maria Bakkum, 27 anni, Nata a Monza ma cresciuta un po' selvaggia a Staffolo, tra colline, boschi, campi e tulipani. Quando non ero troppo impegnata a rotolarmi nell'erba e arrampicarmi sugli alberi allora disegnavo. Sono una guida ambientale escursionistica...
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