Bestiario selvatico - Appunti sui ritorni e sugli intrusi

Scritto il 07 Novembre 2024 da Irene Bakkum

“L’idea di essere creature elette non si può più attuare, assetati, stressati, ammalati, inquinati, irritati pensiamo di aver vissuto l’estate più calda degli ultimi cent’anni senza realizzare che sarà la più fresca dei prossimi. E non si scansa una domanda: siamo diventati noi, gli alloctoni?”

Massimo Zamboni, storico membro dei CCCP e dei CSI poi, icona del punk italiano, chitarrista, cantautore e scrittore, nell’attesa di invecchiare abbastanza da potersi serenamente dedicare al liscio, ha ceduto una sua chitarra per comprarsi un binocolo Ziel e una fototrappola. Dal distillato della sua passione per l’osservazione naturalistica e la sua penna già nota è nato “Bestiario Selvatico – appunti sui ritorni e sugli intrusi”, illustrato da Stefano Schiaparelli ed edito da La Nave di Teseo.

Il libro di cui parliamo è una raccolta di prose raffinate e, per gli amanti del genere, succosamente poetiche, con protagonisti alcuni selvatici rigorosamente selezionati tra quelli che non dovrebbero esserci, intrusi e invasori, o mitici ritornati. Animali arrivati nelle pieghe degli scambi commerciali, nelle valige, in fuga dalle guerre degli uomini, evasi, inseriti per il nostro tornaconto, visitatori occasionali attratti da un clima e un territorio diventato confortevole, scortati con ultraleggeri.

Questa collezione di apologhi narrativi non nasce da bibliografie di riferimento o da particolari studi alla scrivania ed è ben lontano dal voler essere un bollettino scientifico, un vademecum sulla gestione degli alloctoni o un indice esaustivo di danni o benefici che questi animali arrecano. Il libro narra semplicemente una serie di incontri più o meno fortuiti con mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, insetti e pesci: con creature che chiedono e meritano di essere osservate con meraviglia e attenzione.

Il libro si apre con la storia di Ponta, un castoro austriaco che nel 2018 ha ignorato una frontiera e aggirato una diga di cemento di tre metri per riabitare il tarvisiano, si passa poi alla tartaruga palustre americana, per poi arrivare gli istrici, alle le nutrie e  le cicogne; poi colombacci, gamberi americani, cozze d’acqua dolce, ibis sacri, siluri, fenicotteri, rane toro, sciacalli, cimici asiatiche e tanti altri raccontati nella loro relazione con i luoghi che hanno imparato ad abitare per scelta, casualità o necessità.

Zamboni fa un’operazione che può far storcere il naso: scrive di questi animali senza far sparire l’umano dalle pagine che li raccontano. Sceglie consapevolmente di esporsi, di lasciarsi intuire nelle sinuosità dei ritratti degli animali tratteggiati - “Si potrebbe parlare di antropologia animale”-  dice riferendosi a questa tradizione che si estende nei secoli, dalle favole di Esopo a Walt Disney, - “forse un tentativo di intravedere in loro comportamenti e fisionomie umane per la nostra necessità di confinarli in una spiegazione comprensibile” - e di farli uscire dalla loro imperscrutabilità, dalla - “loro assolutezza inattingibile che ha una percentuale divina”.

Un’antropizzazione, che forse, se consapevole di essere tale e quindi ben lontana dalla pretesa di poter risolvere gli enigmi delle altre esistenze riducendole e semplificandole, rimane semplicemente una felicissima intuizione per celebrare l’enorme valore relazionale, di crescita e confronto, che la biodiversità da sempre offre e per cui come specie dovremmo essere quotidianamente grati.

Ecco allora che vien voglia di accudire la tartaruga palustre che galleggia in completa solitudine, che l’istrice ci appare agghindato come un guerriero giapponese. Poi il gambero americano come il paladino Rodomonte, l’ibis come un vecchio rugoso; eccoci a ballare con i fenicotteri a Comacchio, a darci alla pirateria con il granchio blu, a simpatizzare con le rane toro che non riescono ad ascoltare troppo a lungo i rocchettari emiliani, a provare tenerezza per un lupo urbanizzato, a rivederci in gabbiani litigiosi.

 

Irene Bakkum

Irene Maria Bakkum, 27 anni, Nata a Monza ma cresciuta un po' selvaggia a Staffolo, tra colline, boschi, campi e tulipani. Quando non ero troppo impegnata a rotolarmi nell'erba e arrampicarmi sugli alberi allora disegnavo. Sono una guida ambientale escursionistica...
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