L'intelligenza della gallina

Scritto il 16 Dicembre 2017 da Simona Carmenati

Una delle doti più apprezzate per umani e non è sicuramente l’“intelligenza”, intesa  comunemente come capacità di comprendere, di interpretare, e di agire di conseguenza. Dall’intelligenza nascono direttamente tante altre qualità che amiamo nei nostri simili e negli altri animali: l’efficacia delle azioni, l’espressione, l’efficienza, l’ironia, l’interazione,  la strategia, la sensibilità, l’empatia, l’astuzia… Ma l’intelligenza si misura con la conta dei neuroni della corteccia cerebrale? Ha senso voler paragonare “l’intelligenza” di individui di specie diverse?

Una recente ricerca pubblicata su Frontiers in Neuroanatomy secondo la metodologia sviluppata dalla biologa Suzana Herculano-Houzel pone in proporzionalità diretta il numero dei neuroni corticali di un animale con la capacità di immagazzinare esperienza attraverso la quale capire ciò che accade. Ponendo il numero di neuroni come il parametro di misura dell’intelligenza animale, i 500 milioni circa di neuroni di un cane, per esempio, lo renderebbero più intelligente di un gatto, con i suoi 250 milioni di neuroni (“I cani sono più intelligenti dei gatti?” – National Geographic ). A mio avviso però studi strettamente quantitativi  devono essere integrati da altre considerazioni, come spiega per esempio l’etologo Roberto Marchesini quando parla di intelligenze animali. Gli animali si sono evoluti e diversificati in base a specializzazioni, e hanno conseguentemente sviluppato capacità strettamente specie-specifiche nella elaborazione e interpretazione del vissuto, del mondo esterno, dei problemi a cui sono sottoposti e a cui dover trovare soluzione.

Le differenze di intelligenza diventano interessanti da osservare non dal punto di vista quantitativo, bensì qualitativo: non esiste una sola intelligenza, ma tante quante le specie animali, poichè ciascuna plasma la propria in reazione alle particolari esigenze a cui è soggetta e ai differenti scopi cha la natura di specie pone da raggiungere. Per arricchire l’esempio dell’articolo precedente, capiamo allora che il gatto “essendo un animale prevalentemente solista ha sviluppato un’intelligenza prevalentemente solutiva ed enigmistica; invece il cane, essendo un animale abituato a vivere in branco, ha sviluppato soprattutto un’intelligenza sociale. (…) Non esiste alcuna superiorità cognitiva di una specie rispetto ad un’altra, ma solo e soltanto differenze”, sintetizza Marchesini. Vi consiglio questo articolo che personalmente ho trovato magistrale. Vedi anche l’ultimo aggiornamento sul tema “intelligenza del cane e del gatto”.

 

(Sopra nella foto, una delle galline ospiti del Rifugio con la covata della scorsa primavera, cresciuti in libertà in mezzo a tanti animali di tante specie differenti)

Simona Carmenati

Da sempre convinta che la cosa più importante e appagante sia essere e restare natura, la mia più grande passione è l’osservazione degli animali selvatici e in generale la relazione con gli animali più domestici. Mi dedico a diffondere la...
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