Il mio lavoro mi obbliga a confrontarmi in continuazione con la morte, perché anche se si immagina la natura come luogo di nascite, rinascite, belle luci, metamorfosi, la realtà è che osservo spesso morti e predazioni, che si tratti di un ragno che mangia un insetto, un rapace che ghermisce un topo, o come in questo caso di lupi che mangiano una cerva nel fiume.
È interessante, perché la morte non è la tua; è normale, perché così accade a tutti; è istruttivo, perché un giorno sei a pascolare, il giorno dopo tingi l'acqua di rosso senza preavvisi.
Ma questa è la natura, e noi ci siamo dentro.
Nel giro di poco non è rimasto nulla, se non la saggezza della corrente che tutto trasporta e tutto plasma, la paura passata nelle narici e negli zoccoli degli altri, e i ventri rigonfi fino alla prossima caccia.
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