Un nuovo modo di parlare di vino è legarlo alla cultura, dove spesso cultura = arte: due piaceri insieme, che c’è di meglio?
allora, si può mettere la cultura in un bicchiere di vino?
Certo, perché la cultura di un certo momento e in certo luogo comprende tutto: produzioni agroalimentari, arte, conoscenze tecniche e tecnologiche ecc.
Dunque: un uomo di un certo momento storico si trova a pregare davanti a certe immagini, pure alle “croste”, perché spesso le ha pagate, o le mantiene, per proteggere i suoi campi. Poi va a casa e fa il suo vino come è abituato a farlo, e si coltiva l’uva che il territorio gli consente di coltivare,
e per fare il vino usa le tecnologie che conosce… tutto questo sta dietro a ogni prodotto tipico. E conoscendo quel prodotto, si conosce la cultura di un luogo, e quindi il luogo.
Stessa cosa vale per le cose che cucina, le immagini che guarda, il paesaggio che crea mentre vive la sua vita. Nessuna di queste cose, purtroppo, rende l’alcool una roba salutare; lo rende prodotto di una cultura ben precisa, prodotto tipico, quello si. Cavalcare le emozioni che l’arte dà al grande pubblico per raccontare il vino e riempirlo di nuovi significati, invece, non lo rende salutare e non so nemmeno se è un’operazione culturale. Mi sa di no.
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