George Shiras III e il Flashlight Trapping

Scritto il 08 Febbraio 2023 da Stefano Ciocchetti

Quando la fotografia vide la luce quasi due secoli fa, i primi soggetti ad essere ritratti erano perlopiù nature morte e qualche veduta cittadina dove tutti i soggetti in movimento scomparivano magicamente in quella nuova arte a cui era affidato il sogno di riprodurre la realtà così come eravamo abituati a percepirla ma che svelò subito il suo inconscio tecnologico.

(Parigi, Boulevard du temple, 1838 © Louis-Jacques-Mandé Daguerre : Wikimedia Commons)

Perché i soggetti preferiti dai primi fotografi erano perlopiù soggetti statici è presto detto: i composti chimici allora utilizzati non erano abbastanza sensibili alla luce affinché soggetti fugaci potessero “impressionarsi” su quelle sostanze che avevano permesso la nascita dell’arte di “scrivere con la luce”.
Il termine “catturare” riferito all’atto fotografico era nato però migliaia di anni prima, ed è stato forse tra i primi vocaboli usati dai nostri antenati primitivi, indaffarati a fare anche loro di questo termine un’arte, ma per ben altri scopi.
Ma a “soli” cinquanta anni dalla nascita della fotografia questo termine ritornò ad accomunare persone e animali ed in questo caso la colpa fu di un certo George Shiras III che nel bel mezzo delle buie notti del Lago Whitefish nel Michigan, posato il fucile e imbracciata una macchina fotografica, si divertiva a immortalare gli animali con dei mirabolanti effetti speciali.

(George_Shiras,_1932-1924_LCCN2002714810 © National Geographic)

Se pensiamo alle attuali fototrappole pensiamo ad un ritrovato tecnologico abbastanza recente. Fino ad una decina di anni fa ad appannaggio di pochi esperti del settore naturalistico (biologi, zoologi, ...) o di qualche cacciatore (con il fucile) intento a scovare le piste più battute. Oggi il boom degli e-commerce ci permette di comprarne una a poche decine di euro. E le competenze? Non servono! Basta piazzarle nel luogo giusto e click! Sono il “tutto in uno” del voyeurismo fotografico. Ma ogni sintesi tecnologica porta con se un grado di standardizzazione di cui dobbiamo tener conto. Sensori troppo piccoli e poco sensibili, PIR troppo vicini alla lente, filtro infrarosso molto rumoroso.

(An-image-of-A-F-Dombrains-camera-set-up-with-one-flashlight-charge-on-each-side-of-the)

Ritorniamo nel Michigan, dove il nostro fotrappolatore pioniere si cimentava in quelle che sarebbero diventate le prime catture fotografiche di animali della storia. L’idea gli venne guarda caso studiando una tecnica di caccia della tribù Ojibwa chiamata “jacklighting” che consisteva nel porre una sorta di padella con del fuoco dentro a prua di un’imbarcazione, il bagliore consentiva di distinguere l'animale, la cui attenzione veniva catturata o meglio dire stordita dalle fiamme, facendolo rimanere fermo con aria in attesa. A poppa della canoa, il cacciatore, gettato nell'ombra, doveva solo mirare agli occhi dell'animale. Nella versione fotografica Shiras sostituì il fuoco con una lampada a cherosene e il grilletto del fucile con lo scatto della macchina fotografica.

(Nel seguente dipinto, il famoso artista AF Tait raffigura un "Deer Jacking" della fine del 1800)

 

(jacklighting-deer.gif)

(George Shiras e il suo assistente John Hammer a bordo della loro canoa dotata di jacklighting, Whitefish Lake, regione del Lago Superiore, Michigan, 1893 © National Geographic)

Ma la mente ingegnosa e forse un pò pigra di Shiras lo portarono da li a breve a divenire il primo fotrappolatore della storia. Troppo faticoso inseguire animali a caso lungo le sponde umide delle acque a bordo di una canoa con il suo assistente a inalare cherosene. Ingegnò così un sistema di cattura innovativo: grazie un sistema di fili collegati alla macchina fotografica poteva far attivare l’otturatore nel momento in cui l’animale, attirato da un’esca, inavvertitamente si trovava a dover tirare uno di quei fili ben camuffati. 
Automaticamente si azionava anche il flash ora al magnesio.
La natura si aprì ai suoi e ai nostri occhi.

 

Stefano Ciocchetti

Stefano Ciocchetti, classe 1986, di Belforte del Chienti (MC) è un fotografo professionista che si occupa di Beni Culturali. Ceo e founder de “l’Occhio nascosto dei Sibillini”, è innamorato dei territori che lo circondano trascorre il tempo libero a contatto...
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