Un argomento che mi sta molto a cuore è il soccorso alla fauna selvatica in difficoltà, attività doverosa e importante che richiede le giuste competenze e strumenti. Può capitare a tutti di incontrare un animale ferito o bisognoso e sarebbe opportuno avere tutti noi delle nozioni di base per sapere come fronteggiare l’emergenza. Se l’indifferenza uccide, in questi casi può del resto essere altrettanto dannoso anche agire sconsideratamente e senza cognizione di causa, sebbene in buona fede.
PRIMA PARTE: SE E COME INTERVENIRE
Per questa prima parte consiglio di consultare con attenzione questo sito di riferimento, in particolare la sezione “PRIMO SOCCORSO” che spiega quando è utile intervenire e quando invece dannoso, e nel primo caso dà indicazioni essenziali sui metodi di approccio, cattura e trasporto dell’animale verso strutture idonee. In sintesi un primo decalogo essenziale:
- Prima di intervenire è sempre meglio osservare la situazione da una certa distanza, chiedendosi se sia davvero il caso di raccogliere l’animale e, se sì, quale sia il modo migliore per prenderlo.
- NON TOCCATE MAI I PICCOLI DI CAPRIOLO o altri “falsi orfani”, e non asportate nidi o uova.
- MAI ridurre in cattività un animale selvatico per tenerlo “da compagnia”: lo scopo di ogni intervento è garantire il loro benessere e restituirli alla vita libera non appena possibile.
- Non somministrate MAI alcun tipo di farmaco di vostra iniziativa.
- Non lasciate mai un animale selvatico libero per casa o nell’abitacolo di un autoveicolo.
- Non alloggiate mai un animale selvatico insieme a cani, gatti, o altri animali domestici di proprietà.
- In presenza di un selvatico, muovetevi lentamente e parlate a bassa voce.
- Per un animale selvatico, una coccola è un’aggressione: toccateli il meno possibile!
- Non improvvisate i pasti: una dieta errata può ucciderli!
- Non affidate MAI un animale selvatico a un bambino: entrambi possono farsi molto male.
In generale attenzione sempre alta a non mettere in pericolo se stessi, a maggior ragione se inesperti, e massima cautela nei confronti dell’animale:
- Evitare di peggiorare lo stato di lesioni o traumi dell’animale, o di metterlo in pericolo causandone la fuga
- Evitare di impaurire e stressare l’animale, situazione molto pericolosa per il selvatico, può essere letale.
SECONDA PARTE: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Negli ultimi anni la questione del recupero e soccorso della fauna selvatica ha visto numerosi passaggi di mano e “scaricabarile” tra Regione, Provincia e Comuni, con la soppressione del corpo forestale e della polizia faunistica, il tutto ad aumentare una confusione che certo non aiuta nell’emergenza.
LAV mette a disposizione un utile VADEMECUM su chi contattare in caso di incidenti che coinvolgano animali.
Soggetto formalmente competente per la gestione e protezione della fauna selvatica è la Provincia, ma in alcuni casi interviene la Regione (per esempio in Lombardia, da dove scrivo). Per animali domestici o cosiddetti da cortile vaganti o feriti il primo riferimento è il Comune e le forze di polizia locali. Punto fisso in mezzo alla confusione amministrativa e normativa resta il ruolo effettivo delle strutture operativamente in campo per il soccorso e la cura dei selvatici, i CRAS (Centri Recupero Animali Selvatici), a cui le stesse istituzioni si rivolgono nell’emergenza. Sono circa un centinaio a livello nazionale (vedi “ELENCO CRAS” nel sito di riferimento http://www.recuperoselvatici.it), gestiti prevalentemente da associazioni o privati, che svolgono un ruolo essenziale e un lavoro instancabile in mezzo a mille difficoltà, primo tra tutti il reperimento dei fondi per il mantenimento delle strutture, non esistendo sovvenzioni espressamente dedicate a questa attività. Purtroppo la rete di strutture specializzate nel recupero fauna selvatica non è sufficientemente capillare, e questo causa rallentamenti nei soccorsi, penuria di risorse (medicinali, spazi, personale competente, mezzi di trasporto) e sovraffollamento nella degenza e nel mantenimento degli animali. In molti casi, nel varesotto per esempio, qualora un selvatico venga coinvolto in un incidente o trovato ferito il personale in grado di prendersene cura deve intervenire dividendosi all’interno di un’area dal raggio medio minimo di circa 50 Km. Attese interminabili per un animale dolorante e terrorizzato, troppo lunghe per scongiurare il rischio di soppressione.
Ringrazio la dott.ssa Alessia Mariacher per la condivisione dei contenuti www.recuperoselvatici.it – Mariacher A. 2005. Indagine sui Centri di Recupero per Animali Selvatici in Italia. Dipartimento di Scienze Animali, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Padova, Legnaro.
Nella foto sotto, volontari CRAS si prendono cura di una piccola faina orfana