A cura di David Fiacchini
C’erano? Ci sono ancora? Torneranno a lasciare le loro inconfondibili orme tra i Monti Azzurri?
Indiscutibilmente tra gli animali più carismatici e, nel contempo, tra i più temuti, l’orso è un grande protagonista dei nostri tempi, in particolare in questi ultimi giorni e mesi per le note vicende abruzzesi e trentine, e per le oramai annose ed accese discussioni che interessano istituzioni, associazioni, ricercatori e cittadini. In Italia le stime degli zoologi indicano – a dicembre 2019 – tra i 150 e i 170 individui di Orso bruno (Ursus arctos), suddivisi in tre nuclei principali: due sulle Alpi, il primo nel Trentino occidentale e l'altro nel Tarvisiano e zone di confine tra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia; il terzo è costituito dalla sottospecie endemica dell’Appennino centrale, Ursus arctos marsicanus (cfr. fig. 1).
Figura 1 – Zone di presenza dell’orso in Italia e stima della consistenza della popolazione ursina
( fonte: dati ISPRA e https://grandicarnivori.provincia.tn.it )
Per quel che concerne la situazione delle popolazioni settentrionali, c’è da dire che le Alpi Orientali italiane sono interessate, ormai da più di 30 anni, da un fenomeno di ricolonizzazione spontanea da parte di esemplari che dalla vicina Slovenia si spostano in Friuli Venezia Giulia e in Carinzia (Austria). Alcuni di questi animali sono arrivati in provincia di Belluno e anche in Trentino; occasionalmente, singoli orsi (generalmente giovani maschi) nati in Trentino occidentale attraversano la Val d’Adige ed esplorano il Trentino orientale e il Bellunese. È proprio la Val d’Adige che, da nord a sud, divide il Trentino in due, a costituire il maggior ostacolo ai movimenti degli orsi trentini verso est, e a quelli degli orsi del nucleo orientale verso ovest. Bisogna inoltre ricordare il progetto Life “Ursus” che, tra il 1999 e il 2002, ha visto la reintroduzione di 10 individui (3 maschi e 7 femmine di età tra 3 e 6 anni, nati in libertà nella Slovenia meridionale), in un’area compresa tra il Trentino occidentale ed i territori limitrofi.
La popolazione appenninica, appartenente alla sottospecie Ursus arctos marsicanus, è attualmente distribuita in un territorio compreso tra i Monti Sibillini e l'Alto Molise, i Simbruini laziali e la Majella. L'area di maggior densità coincide approssimativamente con quella del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, e territori limitrofi. Purtroppo negli ultimi decenni sono stati registrati numerosi casi di bracconaggio a carico dell’Orso bruno marsicano: si pensi che solo tra il 1980 e il 2004 ben 55 individui sono stati rinvenuti morti per mano dell’uomo. Attualmente si stima che la popolazione conti poco più di 50 animali, numero pericolosamente vicino al baratro dell’estinzione.
Carnivoro di grossa taglia dalla dieta vegetariana, l’Orso bruno marsicano ha fatto capolino più volte tra i Monti della Laga e i Sibillini in questi ultimi 20-30 anni. Dato per estinto nelle Marche dalla metà del 1800 (Ricci et al., 1934; Pandolfi, 1992), gli ultimi esemplari sono stati avvistati proprio nei boschi dei Monti Azzurri quasi due secoli fa, mentre si ha notizia dell’uccisione di un orso avvenuta nel 1870 a Statte, frazione di Camerino (riportata in una guida della città ducale del 1954).
Sono diversi, del resto, gli zootoponimi dedicati a questo plantigrado, come la “Grotta dell’Orso” a Bolognola e “Valle Orsara” nel comune di Montegallo (a proposito, vi consiglio di leggere il gustoso paragrafo “La leggenda della Valle Orsara” di Giuseppe Di Modugno, maggiori indicazioni nella bibliografia in calce all’articolo). Ma anche “Tana dell’Orso” nel fabrianese e “Campo d’Orso” nel comune di San Leo (Pandolfi & Giuliani, 1994), abbracciando tutta la dorsale Umbro-Marchigiana che, un tempo, doveva ospitare qualche nucleo riproduttivo di questo mammifero. Lo storico Ettore Ricci, ad ogni modo, liquidò così – nei suoi lavori pubblicati tra il 1925 e il 1929 – la situazione: "… l’orso che nella prima metà del secolo scorso era ancora presente sui Monti Sibillini, ora è affatto scomparso, ricacciato verso Sud, cioè negli acrocori dell’Abruzzo…".
La storia ci racconta, dunque, che il plantigrado non fa più parte della fauna delle Marche da parecchio tempo. Ma da qualche anno, come molti di voi avranno letto anche sulla cronaca locale, ci sono stati diversi avvistamenti che hanno riguardato proprio i Sibillini e il vicino gruppo della Laga. Andiamo ad analizzare più da vicino le segnalazioni più attendibili:
- 1992, nel corso di indagini faunistiche sono state osservate fatte (escrementi), orme su neve e pietre rovesciate dallo zoologo umbro Bernardino Ragni sul versante orientale del Monte Vettore;
- 1997-1999, il compianto naturalista (e amico) Massimo Dall’Orso ha raccolto tre depositi fecali tra Visso e Castelsantangelo sul Nera;
- 2001-2004: vengono pubblicate, in occasione di congressi o lavori scientifici, alcune osservazioni raccolte da ricercatori (Andreini et al., 2001; Posillico et al., 2004);
- 2006-2010, i naturalisti Massimo Dall’Orso e Paolo Forconi svolgono un monitoraggio sistematico su di un individuo, ribattezzato “Ulisse”, che è stato seguito soprattutto tra Ussita, Visso, Castelsantangelo sul Nera, Acquacanina, Fiastra, fino a maggio 2010 quando l’animale ha lasciato i Sibillini per il massiccio del Sirente-Velino (qui il lavoro scientifico pubblicato dai ricercatori);
- 2021, ben quattro segnalazioni: nel mese di ottobre dapprima il fotografo naturalista Riccardo Monachesi e in seguito la guida ambientale Toni Galdi hanno ripreso e fotografato un individuo in attività su praterie prossime a faggete. Nello stesso periodo i Carabinieri Forestali del Parco hanno fototrappolato un orso nel versante settentrionale, mentre in un video girato nella galleria tra Norcia e Arquata del Tronto si vede la sagoma di un orso correre spaventato;
- 2022, nel mese di maggio sempre i Carabinieri Forestali del Parco hanno registrato la presenza dell’orso tra Montefortino, Montegallo e Fiastra (danni ad apiari; osservazione di fatte e di peli).
Dalle analisi genetiche effettuate sui campioni organici raccolti dai ricercatori si è appurato che si è trattato di maschi in dispersione, alla ricerca di nuovi territori: in assenza di femmine questi animali rientrano nella “core-area” abruzzese, percorrendo anche centinaia di km e attraversando numerose infrastrutture viarie che possono trasformarsi, come purtroppo già accaduto, in barriere mortali.
Alla luce di quanto evidenziato sino ad ora sono molte le domande che restano ancora aperte: potrà mai questo grande carnivoro tornare nelle Marche, riconquistando i Monti Sibillini, con una presenza stabile? Come “preparare” i residenti ed i turisti alla convivenza con l’orso e come prevenire gli inevitabili danni alle aziende agro-zootecniche del territorio?
Ancora: come rendere il territorio più “sicuro” per l’orso (con un piano d’azione che comprenda, ad esempio, la messa in sicurezza delle infrastrutture viarie che tagliano e frammentano i principali corridoi di spostamento; la sistemazione di cassonetti dei rifiuti anti-orso; l’eliminazione di manufatti trappola, come vasche e pozzi; la formazione culturale delle popolazioni locali su convivenza e rispetto; la sburocratizzazione per il risarcimento di chi subisce danni; ecc.)?
Se vogliamo pensare ad un futuro che sia ancora con l’orso, anche se le recenti vicende puntano in tutt’altra direzione, a queste e ad altre domande dovremmo già iniziare a dare qualche risposta concreta per non farci trovare “spiazzati” quando e se dovesse verificarsi una ricolonizzazione spontanea dei Sibillini.
Principali fonti consultate
Bibliografia
- AA.VV., 2010. Piano d'Azione interregionale per la Conservazione dell'Orso bruno nelle Alpi centro-orientali – PACOBACE. Quad. Cons. Natura, 33. ISPRA, Ministero dell’Ambiente, pp. 162 (il pdf è disponibile qui: https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/quaderni/conservazione-natura/files/Qua_CN__32_10_PACOBACE.pdf )
- Andreini F., Cordiner E., Felicetti N., Marini S., Ragni B., 2001. Orso bruno (Ursus arctos marsicanus) e lince eurasiatica (Lynx lynx) nell’appennino umbro-marchigiano con particolare riferimento al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Poster presentato al III Congresso italiano di Teriologia. San Remo 21-23 settembre 2001
- AA. VV., 2011. Piano d'Azione per la Conservazione dell'Orso bruno marsicano - PATOM. Quad. Cons. Natura, 37. ISPRA, Ministero dell’Ambiente, pp. 68 (il pdf è disponibile qui: https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/quaderni/conservazione-natura/files/quad_con_nat_37_orso_bruno.pdf )
- Angelini J., 2023. Ambiente e monachesimo. Storia ed evoluzione degli habitat dell'Appennino umbro marchigiano. Visibilio editore, pp. 224
- Di Modugno G., 2014. Storie, leggende e altro sui Monti Sibillini. Edizioni Simple, pp. 139
- Forconi P., Dell’Orso M., 2008. La presenza dell’Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Hystrix, 19 (suppl.): 88.
- Pandolfi M., 1992. Fauna nelle Marche: mammiferi e uccelli. Regione Marche, Il Lavoro Editoriale, pp. 144
- Pandolfi M. & Giuliani A., 1994. Lineamenti storici e ricerca faunistica nella provincia di Pesaro e Urbino e nelle Marche. Biogeographia, vol. XVII (1993): 1-15.
- Posillico M., Meriggi A., Pagnin E., Lovari S., Russo L., 2004. A habitat model for brown bear conservation and land use planning in the central Apennines. Biological Conservation, 118: 141-150.
- Ricci E., Rellini U., Castellani G., Corso R., Crocioni G. & Serra L., 1934. Le Marche (A. T., 24-25-26 bis). In: Enciclopedia Italiana, Vol. 22.
Sitografia
- https://www.wired.it/article/orso-lupo-lince-sciacallo-grandi-carnivori-italia/
- https://www.wwf.it/specie-e-habitat/specie/orso-bruno/
- https://grandicarnivori.provincia.tn.it/L-orso/Biologia-habitat-e-distribuzione/Distribuzione/In-Italia
- https://www.orsoeformica.it/
- https://www.salviamolorso.it/orso-marsicano/biologia/
- https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizie-e-novita-normative/notizie-ispra/2022/01/la-gestione-degli-orsi-in-trentino-e-il-ruolo-dellispra