Io parlo sempre di territorio, di lasciare le opere d’arte sul territorio, di musei del territorio, delle tradizioni di un territorio, della cultura del territorio, dei legami delle testimonianze sul territorio…🤓
però mi preoccupo sempre un pochetto, perché non vorrei sembrare una di quelle che usa il territorio per dire “io sto qui, tu stai li, e io sono meglio di te” non è questo il senso
la cosa bella di un luogo, per me, è che le testimonianze culturali ci nascono sopra come se il territorio fosse un prato: in base al seme che butti, alla terra che trovi, al caldo o al freddo che fa ecc. hai un prato diverso
e se tu conosci il tuo prato sai come prendertene cura, come curarlo in base alle stagioni che cambiano, come farlo diventare un giardino dove stai bene tu e puoi accogliere gente nuova🌱
Se lo lasci lì, immobile e sconosciuto o se cerchi di mantenerlo sempre uguale a sé stesso, ti diventa uno di quei giardini vuoti e rinsecchiti, oppure una discarica di monnezza, e magari nemmeno te ne accorgi e ancora ti vanti di quanto è fico
e vabè, niente… io studio sibille e questi monti si chiamano Sibillini, per dire🤩. Qui ci stanno le cose storiche e le cose magiche, la gente e i racconti, e ovunque mi giro vedo roba fichissima.
e ogni volta che mi capita di raccontare le storie dei Sibillini alla gente mi viene l’ansia, perché chi lo sa se poi riesco a raccontare bene?🤔
Cioè raccontare male è come portare a qualcuno un mazzo di fiori; raccontare bene è come piantare un albero, non so se mi spiego… e io vorrei piantare alberi 😅
disclaimer: belle le metafore di piante e giardini eh, però a me mi muoiono pure le piante grasse mannaggiallamiseria 😒